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Sondrio – Una scala verso la luna
28 September 2019 @ 18:00
Auditorium della Civica Scuola di Musica, Sondrio, Via Lungo Mallero 43
Sabato 28 settembre 2019 – ore 18.00
Concerto realizzato in collaborazione con la Civica Scuola di Musica Danza Teatro della Provincia di Sondrio
FIATI DI VALTELLINA
Lorenzo Della Fonte, direttore
Elia Senese, violino
UNA SCALA VERSO LA LUNA
Gioachino Rossini (1792-1868)
LA SCALA DI SETA, Ouverture (1812)
trascr. Della Fonte
Edward Elgar (1857-1934)
SERENADE (1892)
trascr. Popkin
- Allegro piacevole
- Larghetto
- Allegretto
Claude Debussy (1862-1918)
PETITE SUITE (1889)
trascr. Brakkee
- En bateau
- Cortège
- Menuet
- Ballet
Maurice Ravel (1875-1937)
PAVANE (1899)
trascr. Popkin
Michael Daugherty (n. 1954)
LADDER TO THE MOON (2006)
concerto per violino, fiati e percussioni – prima esecuzione europea
- Night, New York
- Looking up
La Luna è da sempre l’emblema di qualcosa d’irraggiungibile, tanto che spesso si è detto “quello vuole la Luna” per indicare uno che non s’accontenta mai. Fino al 20 luglio 1969, quando la guerra spaziale fra Stati Uniti e Unione Sovietica (la Russia, diremmo oggi, così come diceva Tolstoj un secolo prima) si concluse con la vittoria dei primi, che piantarono sul nostro lontano satellite una stecchita bandiera a stelle e strisce.
Con buona pace di Gagarin e della cagnolina Laika, e grazie all’emozionata telecronaca di Tito Stagno, da allora quel modo di dire non ha più senso, e oggi (con un po’ di ritardo in verità) già s’intravedono lussuosi vascelli spaziali che porteranno ricchi terrestri in visita a tutta quella polvere.
È del 1958 il dipinto della pittrice americana Georgia O’Keeffe, intitolato “Ladder to the Moon”, e infatti raffigura una scala a pioli sospesa fra terra e cielo, a tentare di raggiungere quello spicchio bianco origine di tanta poesia da Saffo ad Ariosto, da Leopardi a Baudelaire, da D’Annunzio a Montale, per non citarne che alcuni.
Il nostro viaggio in musica parte proprio da una scala, per di più fatta di seta rossiniana: quella che l’innamorato Dorvil sale nottetempo per raggiungere la stanza della sua Giulia, non prima di aver improvvisato una qualche serenata, il genere “lunare” per eccellenza di cui Elgar ci dà un esempio sublime, eseguito per la prima volta da un’orchestra di sole donne.
Anche la suite di Debussy ha molto a che vedere con la Luna: il primo movimento contiene due spunti tematici che verranno elaborati nel successivo Clair de lune, uno dei suoi pezzi più famosi, mentre un battello si muove sulla superficie liquida “inargentata dalla luna” (parole del compositore).
E cosa dire della celebre Pavane di Ravel, la cui lenta solennità ben si presta a una notte di luce riflessa.
Torniamo così alla “scala verso la luna” della O’Keeffe, a cui Daugherty si è ispirato per il brano che conclude l’immaginario percorso. Nella prima parte siamo in cima a un grattacielo dell’insonne New York contemporanea, uno di quei monumenti alla modernità da cui ci illudiamo di dominare lo spazio; nella seconda siamo costretti ad alzare lo sguardo altrove, perché oltre il più alto grattacielo del mondo ci sarà sempre lei, la solinga, eterna peregrina, pensosa, silenziosa Luna, del nostro sognare.