NOTE D’ARGENTO
25 ANNI DI INNOVAZIONE MUSICALE TRA VALTELLINA E TICINO
È incredibile quanto sia cambiata la società in 25 anni. Quando le Orchestre di Fiati della Valtellina e della Svizzera Italiana nacquero, entrambe nel 1991, la maggior parte delle comunicazioni avveniva ancora per lettera: i più evoluti possedevano un apparecchio chiamato fax, che oggi i nostri figli nemmeno sanno più cosa sia. I cataloghi delle edizioni musicali, da cui scegliere i brani da eseguire, arrivavano per posta una volta all’anno, e pesavano qualche chilo.
Internet? Nemmeno nell’immaginazione più fervida. Le App? Un computer da mezzo quintale che metteva a repentaglio l’equilibro della scrivania, si vedeva solo in bianco e nero e stampava bizzarri caratteri formati da minuscoli trattini. Il telefonino? Solo nei film di 007, ma anche lui pesava un bel po’. Eppure l’Orchestra è rimasta, sostanzialmente, la stessa: un gruppo di strumenti a fiato e a percussione che suona ottima musica scritta per il suo peculiare organico.
Tutto si è alleggerito da allora, e la nostra vita con le sue centinaia di password sta comodamente nel taschino di una giacca o di un jeans. Tuttavia la distanza dalle città è sempre quella, e forse per andare in treno a Milano si impiegava addirittura meno di oggi. Una distanza che però a volte può ispirare un positivo senso di appartenenza, e la consapevolezza di dover lavorare insieme ad uno scopo comune, perché sia compensata con il risultato. Vale per il vino o la bresaola, vale anche per la musica. Così la forte tradizione delle bande, ben radicata e ben gestita nel tempo sia in Valtellina che nel Canton Ticino, non ha smesso di produrre talenti nel ristretto campo dei “fiati”.
L’Orchestra di Fiati della Valtellina dal 1991 è così rimasta il solo punto di riferimento stabile per studenti e diplomati di Conservatorio valtellinesi, valchiavennaschi e poschiavini: ben oltre 200 in tutto questo tempo. A loro ha dato occasione di crescita, di esperienza concertistica ad alto livello che altrimenti avrebbero dovuto fare fuori provincia, esempi di repertorio, di organizzazione. Da loro ha ricevuto linfa continua e costante.
Molte sono le prime esecuzioni assolute, europee o italiane da attribuire all’Orchestra: sono da citare almeno la “Missa Solemnis” del compositore parigino Serge Lancen, che onorò l’OFV con la sua presenza a Sondrio (1996); la “Sinfonia delle Valli” del grande Giorgio Gaslini nel 2001; la “Jazz Suite” di Juriaan Andriessen dello stesso anno, con solisti quali Maurizio Giammarco e Fabrizio Bosso; la sinfonia “Il Signore degli Anelli”, costruita sul romanzo di Tolkien da Johan De Meij, del 2002; il “Concerto per violino e orchestra di fiati” del compositore argentino Vicente Moncho, del 2003; “Circus Maximus”, la terza Sinfonia del grande compositore americano, premio Oscar, John Corigliano del 2011; la coinvolgente “Niagara Falls” di Michael Daugherty del 2015; la stupefacente “Cosmosis” di Susan Botti del 2016, e altre ancora.
Sono più di 160 i concerti dati fino ad oggi, spesso in luoghi prestigiosi quali la Salle Blanche del KKL di Lucerna, l’Auditorium di Radio Svizzera a Lugano, il Palau de la Musica di Valencia, il Teatro Dal Verme e la Sala Verdi del Conservatorio di Milano, il Salone del Conservatorio di Torino, e altri ancora. Capita così che il nome della Valtellina non venga associato solo, per ripeterci, allo sci o alla bresaola, ma anche alla cultura, e a volte questi elementi caratteristici della nostra terra sono comunque fonte di ispirazione per i programmi musicali proposti. Due esempi vicini nel tempo: i “Percorsi dell’acqua” del 2015 e “De vino et veritate” del 2016, proposte di grande spessore artistico che comprendono opere legate, rispettivamente, al tema delle risorse idriche e a quello della coltivazione della vite. Un’integrazione di identità che non può che risolversi in un benefico effetto finale.
L’OFV celebra il suo giubileo d’argento insieme alla coetanea compagine ticinese: i due gruppi sono nati in maniera indipendente l’uno dall’altro, ed è in fondo motivo di soddisfazione sapere che gli stessi principi sono stati condivisi inconsapevolmente, perché significa che quei principi sono validi e riconosciuti. L’obiettivo è forte e comune: dimostrare che anche la musica scritta per un gruppo, in fondo, bandistico, è altrettanto valida di quella composta per l’orchestra sinfonica e, forse, addirittura più accattivante.
Lorenzo Della Fonte